a cura del Maestro e Fotografo Omar Abd El Naser
Buongiorno e buona primavera a tutti!
Ci siamo, è tempo della stagione più bella, dove si rinnovano gli entusiasmi e dove sciogliamo le briglie agli spiriti liberi.
La primavera è senz’altro la mia stagione preferita. Nuove ispirazioni, nuove idee e nuova voglia di fare. Il momento ideale per mettere in atto i progetti artistici o per rispolverare quelli vecchi.
A proposito, come vanno i vostri scatti?
Mi auguro abbiate messo in pratica tutte le nozioni acquisite finora e spero presto di poter vedere i risultati!
In questa lezione in realtà faremo un’altra piccola pausa prima del rush finale che ci porterà ad una piacevole sorpresa. Ho intervistato per voi Antonella Bozzini, fotografa specializzata in enogastronomia, e sono certo troverete interessante quello che ha da dirvi.
Antonella Bozzini è nata a Milano il 23 gennaio del 1967.
Inizia ad appassionarsi alla fotografia intorno ai 17 anni, passione a cui darà sempre più corpo, fino a conseguire il diploma di fotografia allo IED di Milano nel 1994.
Inizia subito a lavorare attivamente come fotografa, lanciandosi nel mondo dell’editoria con Bargiornale. Da qui arriva a conoscere chef del calibro di Gualtiero Marchesi e Sergio Mei, fotografando le loro creazioni.Gira l’Italia e l’Europa, per fotografare e conoscere nuove realtà enogastronomiche, mondo che l’affascina e l’entusiasma ogni giorno di più.
La Bozzini fa della semplicità il suo stile. Nel suo credo non esistono tanti artifizi per realizzare una buona immagine. Serve solo un’idea forte e ben strutturata, accompagnata dalla luce giusta e dalla giusta prospettiva. Un dei suoi motti è “Meno metti e più viene bene”.
Ama il mondo degli chef, la luce neutra e le locations esterne. Lavorare a stretto contatto con quel mondo è la cosa che le piace di più. In esso vede creatività e follia; sa che, dietro ad ogni piatto ( o sculture di cibo, come ama definirle), ci sono storie incredibili e notti insonni.
Atmosfere palpabili che la fotografa respira a pieni polmoni, perché solo così si può apprezzare davvero l’essenza del Food.
Vive e lavora a Milano, tra studio e ristoranti, impegnata su più fronti, sia commerciale che editoriale.
Ho chiesto ad Antonella quello che si chiede ad ogni fotografo da cui si vuole imparare ed + stata molto disponibile nel consigliare ( con grande umiltà e semplicità) i lettori della rubrica, al fine di schiarire un po’ le idee sulla strada più semplice da percorrere per ottenere una buona fotografia.
Per domande o consigli sarà felice di rispondervi direttamente a : a.bozzini@me.com .
Potete inoltre visitare il suo sito internet
http://abozzini.wix.com/antonella-bozzini-ph
Buona lettura!
I maestri della Food Photography – intervista ad Antonella Bozzini
Omar: Ciao Antonella!
Antonella: Ciao!
O: Innanzitutto ti ringrazio per aver partecipato a questa intervista.
A: Grazie a te.
O: Vorrei cominciare una domanda semplice semplice, da quanto tempo fai la fotografa?
A: Dunque… dal ’94 sicuramente, facendo Still Life nel settore editoriale, poi la mia passione era più orientata al reportage.
Ho cercato di fare qualcosa nel giornalismo ma visto che già ai tempi non si navigava nell’oro e non avevo modo di investire senza un adeguato ritorno, mi sono buttata nell’editoria enogastronomica ed è lì che mi sono “rovinata” con la fotografia di Food, cominciando ad avere dei veri risultati intorno al 2000.
O: Quindi, diciamo, piuttosto velocemente sei passata al Food e affini.
A: Sì, sì. Guarda, in realtà non era mia intenzione. Si può dire che ci sia capitata per caso. Mi hanno detto “Guarda che stanno cercando in quella redazione” e io… Tack! (ride).
O: Ne hai approfittato subito.
A: Sì, ma poi, guarda, mi è piaciuto! Sai, il mondo degli chef… è fantastico. Vivono degli universi paralleli e riescono sempre a coinvolgerti in modo simpatico nelle loro vite assurde, perché, se ci pensi, gli orari che fanno, quello che mettono insieme, alle pazzie che a volte poi realizzano a livello di piatti… di cose fantasmagoriche. E’ bellissimo! E’ veramente coinvolgente!
O: Sono persone bizzarre insomma.
A: Molto, molto ma in positivo.
O: Piacevolmente bizzarre…
A: Eh sì. Lo ammetto, mi piacerebbe lavorarci molto di più, ma si prende quel che c’è.
O: Sei una di quelle fotografe “fai da te” o hai un’istruzione accademica?
A: Sì, ho frequentato l’Istituto Europeo di Design…
O: Come me!
(Entrambi ridiamo)
A: E’ stato molto bello e interessante. Suppongo che al giorno d’oggi sia addirittura meglio di quando l’ho frequentato io.
Spaziavi nella fotografia a 360° su reportage, moda, industriale… l’unico “difettissimo” di questo istituto è il fatto che non metteva in contatto con il mondo del lavoro e quindi tu, finita la scuola, rimanevi un pò in balia di quella che era la tua creatività e basta.
O: Capisco…
A: Io poi ho avuto “culo”, perché l’allora professore di Still Life si era appena staccato dalla vecchia redazione per aprirne una propria, dicendo ” C’è qualcuno interessato?”. Io e altre due fanciulle abbiamo colto l’occasione ed è lì che abbiamo fatto le nostre prime esperienze di lavoro vero, con la fortuna di conoscere molte persone che allora erano i veri contatti che ruotavano intorno alla fotografia.
O: E poi?
A: E poi, finito lo stage ci hanno mandato a camminare con le nostre gambe e ho fatto esperienze da una redazione all’altra, fino a che il mondo dell’editoria italiana non ha cominciato un pò a cadere.
O: Senti, sei l’unica fotografa in famiglia?
A: Sì.
O: E cosa pensano… o hanno sempre pensato di questa tua scelta?
A: (ride) Ho un pò paura di questa domanda…
O: Ne avrei anch’io!
A: No, beh, dai, loro sponsorizzano volentieri questa mia voglia di rimanere aggrappata a questo mondo e spesso mi danno una mano esagerata!
O: Cosa ne pensi dei Social Network?
A: Beh, ti danno una fantastica visibilità, ma devi spenderci praticamente 365 giorni l’anno, perché se stai assente anche 5 minuti si dimenticano di te. E’ come un camino acceso, devi continuamente alimentarlo e sperare di aver trovato il legno giusto che dura un pò.
O: Hai cominciato con la pellicola?
A: Sì, sì, banco ottico!
O: Quindi hai cominciato in quel mondo dove la fotografia dovevi saperla fare e non saperla correggere.
A: Eh si. Si scattava e buona la prima. 1 sola polaroid di prova perché due costavano troppo!
O: Ma parlando di Food, oltre che del resto, trovi che oggi, con il digitale, sia effettivamente più facile realizzare una fotografia? Oppure esistono problemi tali per cui sia “facile” tanto quanto prima? Ad esempio, se prima c’era il discorso che dovevi essere baravo a prepararla, adesso magari devi essere bravo a post-produrla in maniera originale e accattivante? Cioè, la fase di scatto sta sempre nel mezzo?
A: Mah, se parliamo di “uno scatto e via”, la cosiddetta “botta di culo” c’è sempre stata e sempre ci sarà. Magari puoi aiutarla con una buona post-produzione che fa la differenza.
O: Quindi, oggi, un buon fotografo deve essere anche buon grafico o deve affiancarsene uno?
A: Io opterei per l’affiancamento, perché ognuno dovrebbe fare il suo lavoro. Se tu hai tutte le conoscene tecniche che fanno la differenza tra chi è un fotografo e chi non lo è e ti affianchi anche a un buon grafico, il connubio è perfetto. Se invece parliamo di instagram, allora è un altro genere. Bellissimo, ma diverso.
O: Parliamo di Food, ti ricordi il tuo primo lavoro?
A: Ehmmm… dunque… mi sembra fosse un lavoro realizzato in un ristorante in giro per l’Italia. All’inizio ho lavorato quasi sempre in location esterne, presso il cliente, ora ho spostato molta della mia produzione anche in studio.
O: C’è molta differenza? A livello gestionale, dico.
A: Io preferisco quando si lavora in location perché c’è un’atmosfera migliore. Alla fine portare tutto sul posto per me non è un problema e poi ci sono quasi sempre gli attrezzi giusti a portata di mano.
O: Ti faccio una domanda più tecnica. Lo scopo di questa intervista è quello di aiutare i ragazzi che vogliono cimentarsi nella fotografia di Food e spesso sono fotografi che lavorano in casa loro, perché non hanno a disposizione uno studio, quindi magari non hanno un’attrezzatura all’avanguardia. Le luci che usi tu quali sono prevalentemente? Che tipo di illuminazione preferisci?
A: Beh, se parliamo di fotografia che possono far tutti, le luci esterne non sono indispensabili. Va benissimo una finestra, un cavalletto e uno scatto flessibile o remoto. Eventualmente un pannellino bianco o uno specchio per schiarire. Tutto quello che serve Ë lì, nient’altro. Se invece bisogna ricreare delle fotografie elaborate, con un forte intervento di post-produzione, allora lì è un food differente, se vuoi anche un pò finto. In questo caso uno studio è indispensabile.
O: Da quello che mi dici però, quando parli di finestre luminose ecc.., mi viene da pensare che le daylight restino le tue luci preferite.
A: Si assolutamente. E ti dirò… penso che in un set “meno metti e più viene bene”.
O: Sembra un motto, dovremmo scriverlo!
A: Eh si, funziona sempre. L’ho imparato all’Istituto Europeo ed è valido ancora oggi.
O: Senti, c’è qualche fotografo o pittore a cui ti sei ispirata per questo genere di fotografia?
A: Sinceramente per il Food mi sono un pò inventata io. In realtà mi chiedevano cose abbastanza semplici e al massimo rubavo qualche informazione dagli chef per aiutarmi creativamente. Lo chef è il personaggio perfetto per mettere a posto il Food. Ad esempio è indispensabile capire esattamente da che parte devi guardare il piatto, perchè se sbagli angolazione funziona diversamente. Infatti, se ci fai caso, quando sei al ristorante il piatto ti viene sempre messo davanti in un certo modo. Quindi è indispensabile che, quando si fotografa un piatto per uno chef, tu gli chieda: “Scusi ma da che parte lo guardo?” (Ride)
O: Si perché sono composizioni alla Masterchef, no?
A: Esatto, e poi devi preparare le luci prima, perché quelli son piatti veri e in pochi secondi devi scattare. Immagina, ti arriva lo chef con la sua composizione spaziale e tu devi mettere il piatto già sapendo dove cadranno gli effetti luce (se ci sono), poi inquadri, metti a fuoco, scatti… e quella è buona. La seconda già non va bene.
O: Per cui, riassumendo, è importante l’idea prima di tutto. Avere già la foto in testa fatta e finita, altrimenti rischi di rovinare la foto, se è un piatto vero.
A: Assolutamente sì.
O: E tu come la progetti l’idea? La scrivi… o altro?
A: Si guarda, io faccio un disegnino ( me lo mostra N.d.O), mi procuro quella che è la scenografia che mi serve… non so una tovaglia o una pietra su cui appoggiare il piatto. Dopo aver deciso lo spazio, metto il treppiedi e decido dove fare l’inquadratura. Poi posiziono il supporto, non so… un piatto o una pentola o quello che sarà e decido gli eventuali effetti luce che desidero. A quel punto non resta che preparare il piatto e scattare.
O: Nel food cosa ti piace fotografare maggiormente? Cioè, se tu oggi decidessi di fare “la foto che vuoi tu”, che cosa sceglieresti?
A: Guarda, non mi sento di dire d’avere delle preferenze. I piatti degli chef sono la cosa più bella, quali che siano. Questo perché loro te la raccontano sempre. Non è che scatti e finita lì, c’è tutta una cultura e una storia dietro ad ogni piatto. Se devi inventare tu, magari potresti essere condizionato da quello che ti piace mangiare e diventa più che altro un giro gastronomico di quello che poi si va a fotografare.
O: Concordi se ti dico che per fare una buona fotografia di Food serva: un fotografo, un post produttore e uno stylist culinario? O magari essere tutte e tre le cose!
A: Beh, sicuramente si diventa tutte e tre le cose se non hai budget. Certo avere queste tre figure fa davvero la differenza. Lo stylist soprattutto sa darti soluzioni per impiattare e conosce le tendenze de momento. Se ci fai caso, prima era tutto bianco, poi oggi si tende molto ad utilizzare quella luce un pò nordica, molto naturale e tendente al desaturato.
O: Si, mi sembra sia una tendenza piuttosto forte nella fotografia in generale, ad oggi.
A: Esatto. Poi, prima si usava molto la porcellana, oggi va tanto il vintage vissuto in location tipo cucine di una volta o quelle tutte in acciaio.
O: La moda è ciclica.
A: E tu devi stare attento alle tendenze del momento se vuoi stare al passo. Personalmente, il tipo di fotografia che va adesso mi piace un sacco.
O: Allora, poche altre domande poi abbiamo finito. Dunque ora imparo anche io un pò da te. Ti chiedo le tre cose da tenere maggiormente in considerazione perché la nostra foto di Food sia buona. So che parlare di numeri è un pò superficiale e riduttivo, ma è per capire quali sono le prime cose che ti vengono in mente.
A: TI dirò che non ci ho mai pensato e vado molto in automatico per cui non saprei davvero risponderti. Posso ribadirti che la cosa più importante rimane l’idea di quello che vuoi mettere in scena. Cosa fotografare, in che modo e con che cosa.
O: Ok e ora giriamo la domanda. Gli errori principali che si fanno nella fotografia di Food, quelli che poi ti fanno guardare la foto e dire ” Non era quello che mi aspettavo”
A: Innanzitutto stare attenti a non sbagliare le cotture, poi evitare di sbagliare la scelta dei colori, non eccedere con il carico del set.
O: Supponiamo che qualcuno legga questa intervista, le lezioni precedenti e dica: “voglio cominciare a fare fotografia di food”. Che attrezzatura consiglieresti? Al di là di uno studio, sostituibile con finestra e cartoncino a limbo. Non dico la marca della fotocamera, più che altro il livello.
A: Mah, basta anche un i-phone. Non esiste niente di indispensabile. Se ci sono standard o regole e io domani mi invento un modo per rivoluzionare tutto, che funziona, allora perché no? Decadrebbe tutto quello che potrei dirti.
O: Quindi prendi una regola, la stravolgi e la trasformi in un progetto figo.
A: Esattamente. Se restiamo sugli standard già in uso, la focale che consiglio va da un 50 mm a un 85 mm. Più in là rischi che sfochi tutto, ma se è quello che cerchi allora va bene. Magari un flash esterno o anche quello della fotocamera da poter posizionare dove vuoi. Se uno poi ama le luci continue anche quella del comodino va benissimo. Ah gli specchietti! Quelli non devono mai mancare.
O: Tu usi Canon o NIkon?
A: Nikon, ma non sono una di quelle fanatiche… a me basta un macchina qualsiasi che serva allo scopo. Sai, ho iniziato con Nikon e sono rimasta con Nikon, ma se venisse il rappresentante Canon a dirmi se mi interessa lavorare con l’ultimo modello… beh, naturalmente sì.
O: Direi che abbiamo quasi finito. Ci sono clienti che ti hanno partato ad una particolare autogratificazione?
A: Mah sicuramente Bar Giornale, che è stato il mio trampolino di lancio nell’enogastronomia. Ringrazio l’allora direttore che ha creduto molto in me. Grazie a Bar Giornale ho conosciuto e lavorato con tanti chef, anche di un certo calibro, come Sergio Mei, Gualtiero Marchesi, i fratelli Adrià di El Bulli, in Barcellona…
O: A livello internazionale dove collochi la cucina italiana?
A: Dunque, sicuramente al top, ma non al livello più alto del top. Ultimamente mi sono accorta che gli spagnoli e anche gli scandinavi stanno facendo delle grandi cose. Noi come, al solito, dobbiamo darci una mossa perché siamo bravissimi, abbiamo ottimi prodotti, però spesso ci adagiamo sugli allori. I nostri chef sono bravissimi e dovremmo credere di più in noi stessi. Come dire, siamo dei gran fighi ma ci autodistruggiamo prima di arrivare a veri traguardi.
O: Peccato.
A: Si, però restiamo fighi! ( ridiamo)
O: Segui trasmissioni come Masterchef?
A: Non tantissimo… ogni tanto lo guardo ma poi, insomma mi viene nostalgia (ride)
O: Se qualche lettore volesse chiederti dei consigli dopo questa intervista?
A: Ma certo, se posso volentieri. Poi magari da una domanda nasce una cosa super interessante e chiss‡, magari nascono collaborazioni!
O: Vivi sempre a 360°, eh?
A: Per forza!
O: Ok abbiamo finito. Congedati dai ragazzi che leggono la rubrica dando loro il primo consiglio che ti viene in mente.
A: Non mollate mai e se avete un sogno coltivatelo. Prima cosa!
O: Va bene. Io ti ringrazio molto per aver partecipato e, naturalmente, auguri per il tuo lavoro.
A: Grazie a te e un saluto agli amici delle Ricette dell’Amore Vero.
A presto e buone foto a tutti!
Omar Abd el Naser
www.gnfotografia.com
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Fotografie riprodotte per gentile concessione dell’autore.
Tutte le immagini sono di proprietà di Antonella Bozzini.
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